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FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E SCIENTIFICHE
Milano

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L'Uomo, la Terra, il Cancro

di

 

"...voi umani non siete dei veri mammiferi. Tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate.
Vi insediate in una zona e vi moltiplicate; vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca.
C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento: il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta."
(dal film Matrix)

Gaetano Di Marco

 

 

 

 

 

 


Oggi, non si conosce nessuna civiltà, tranne quella degli Hunzas, che sia stata risparmiata dal cancro. Soltanto questo popolo di montagna, che vive sull'Himalaya, non conosceva il cancro fino a quando prese contatto con la "civiltà" moderna alla metà di questo secolo.

Sappiamo inoltre che gli indiani originari del Nord America, prima del loro assoggettamento, vivevano mediamente molto più a lungo che nella nostra epoca "civilizzata". Loro conoscevano appena il cancro; solo dopo essere entrati in contatto con la civiltà europea, hanno dovuto pagare il doloroso tributo all'epoca moderna.

Fino a che punto oggi i tumori siano diventati una minaccia, lo dimostra anche il fatto che questa malattia infonda molta più paura di quanto non facciano tutte le altre. Perché cancro significa soprattutto "paura di morire", tanto da far temere persino di pronunciarne il nome; si dice, non a caso, "brutto male". E già il suo nome porta il contrassegno del nostro giudizio: maligno.

Effettivamente nel cancro si riscontrano, già a livello cellulare, caratteristiche uniche: le cellule cancerogene si differenziano da quelle sane per la loro crescita disordinata e caotica. Nella singola cellula colpisce un nucleo troppo grande; questa anomalia è dovuta alla enorme attività di divisione della cellula, che non svolge più il suo compito in rapporto alle altre cellule, ma prevalentemente moltiplicando se stessa in una follia riproduttiva. Questo comportamento fa pensare alle cellule allo stato embrionale, quando esse svolgono un'intensa attività di moltiplicazione e di crescita. Nelle cellule cancerose questo risveglio e riattivazione di geni da fasi primitive di sviluppo, si presenta esteriormente come caos, ma ha dal punto di vista del cancro un significato: ripristina capacità primitive e rinuncia a specializzarsi. La regressione della cellula cancerogena ad un modello di vita primitivo è riscontrabile anche nel suo comportamento parassitario. Essa prende tutto quello che può in nutrimento ed energia, senza restituire o partecipare ai compiti sociali propri di ogni organismo. In questo modo porta agli eccessi un comportamento che è adeguato alla cellula embrionale. Quello che però è concesso ad un neonato, diventa un problema nell'adulto. La cellula de-genera nel senso letterale del termine e se ne va per la propria strada, che risulta essere un viaggio egoistico. Dà inizio a qualcosa di completamente nuovo per le sue relazioni, impone la propria crescita e la propria autorealizzazione.

E' come se la persona ammalata, avendo perso il legame con le origini, metta inconsapevolmente in moto il meccanismo canceroso, attraverso cui le cellule possono vivere, per lei, questo tema a livello corporeo.

L'apparente incomprensibilità di questo processo può essere spiegata dal significato originario della religione.
Re-ligio significa appunto legame che riporta all'origine. In molte tradizioni si racconta che l'uomo proviene da un paradiso ed è destinato a ritornarvi. Il ritorno consapevole alle origini, con le sue illimitate possibilità, e la conoscenza di sè stessi, è un percorso significativo. La repressione nell'inconscio porta invece alla malattia intesa come guida. E' una strada, per quanto spaventosa, che rappresenta un'ultima spinta a risvegliare le proprie necessità.

Obbedire ciecamente ai precetti religiosi è il contrario della vera religio e lascia il cuore freddo e vuoto. Quella che esteriormente sembra una vita quanto mai devota, può essere interiormente vuota. Molti tumori, con le loro necrosi (=zona morta), al centro di un'attività esasperata, riproducono a livello anatomico questa situazione. L'unità va quindi ritrovata in sé stessi, riconoscendo che l'io è nel tutto.

Questo è il momento centrale a cui solo l'amore ci permette di accedere. Analogicamente questo si riscontra anche nel cancro; come l'amore il cancro supera i confini, annulla le distanze, penetra le barriere; come l'amore non si ferma davanti a niente e si espande su ogni cosa; come l'amore tende all'immortalità e, come il cancro, non teme la morte. Così il cancro è, di fatto, l'amore precipitato nell'ombra.

Il cancro colpisce l'uomo ma caratterizza il mondo attuale. La crescita abnorme delle metropoli, nella loro tensione espansionistica, offre un quadro simile a quello del cancro. Le foto scattate dai satelliti mostrano come queste divorino, come i tumori maligni, il territorio circostante, con una crescita che sopprime e che si infiltra, e che crea, ad una certa distanza zone industriali e commerciali che ricordano le metastasi. Se osserviamo la terra nel suo complesso, ci accorgiamo che essa viene ovunque divorata come se fosse erosa da un cancro, rapinata senza scrupolo, e privata della sua capacità di resistenza.

Ma non solo il nostro atteggiamento mentale nei confronti della terra è simile al comportamento delle cellule cancerogene; noi condividiamo con esse anche l'errore che sta alla base di tutto, cioè chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze del nostro comportamento. La morte dell'intero organismo determinerà inevitabilmente la morte delle sue cellule, anche di quelle cancerogene. La nostra terra ha già raggiunto la fase di esplosione della malattia. La cosa terribile è dover ammettere di essere noi stessi il cancro della terra.

La crescita della nostra economia è folle come quella del cancro. I tassi di incremento sono enormi, ma l'impresa non ha alcuno scopo finale da raggiungere. Il progresso tende ad altro progresso, quindi mira al futuro. Anche il cancro ha un obbiettivo irreale che si nasconde nella sua ombra e consiste nella rovina dell'organismo. Se fossimo più onesti, dovremmo ammettere che lo scopo ultimo del nostro progresso è la fine dell'organismo Terra.

Oggi la tecnologia è la grande arma per sottomettere i popoli. La debolezza del popolo latino-americano sta nel fatto che non controlla il ciclo tecnologico, non produce sapere. Per fabbricare qualsiasi cosa dobbiamo acquistare i diritti d'autore, i brevetti. La scienza e la tecnica sono un prodotto della volontà di dominio, ed hanno attivato i meccanismi del cervello più vicini all'autodifesa e all'aggressione.

L'integrazione dell'uomo con la natura presuppone un'armonizzazione con essa, perché la Terra non è al di fuori di noi ma dentro di noi, come la Grande Madre. Aggredendo la Natura, aggrediamo gli archetipi di noi stessi. Ne consegue che ogni oppressore reprime se stesso. Per opprimere l'altro, e quindi se stesso, l'uomo deve annullare in se la dimensione di umanità.

Quest'uomo aveva un tempo un rapporto armonico e totale con la Madre Terra. Tracce di questo rapporto d'amore sono tuttora vive in antichi riti tribali e sciamanici. Gradualmente ma inesorabilmente questa simbiosi è venuta meno, ma da tutte le culture sappiamo che il saggio si è sempre ritrovato nella Natura, in mezzo ad un bosco o su un'alta montagna. Quando Gesù era in preda all'angoscia, si recava a meditare completamente solo in un prato o su una collina, in spazi silenziosi. E, ogni volta, qualcosa d'importante, anche se imperscrutabile, veniva riportato dal prato o dalla montagna sul palcoscenico umano. Allora perché l'uomo ha rinunciato a tutto questo, non solo allontanandosi dalla natura, ma trasformandosi nel suo peggior nemico?

C'è un dato su cui riflettere: oggi la iatrogenesi, vale a dire la patologia collaterale provocata dai farmaci e dalle cure mediche, occupa un posto significativo accanto alle malattie oggetto di diagnosi e cura da parte della medicina. Il corpo umano è infatti il mercato dell'industria farmaceutica. Il fondamento di questa industria è il "business delle malattie", non la loro prevenzione o eliminazione. Più di 24.000 preparati farmaceutici attualmente sul mercato, il 98% di tutti i farmaci, non possiedono alcun valore terapeutico dimostrato. Gli effetti collaterali pericolosi di questi farmaci sono divenuti la quarta causa principale di decesso, dopo l'attacco cardiaco, l'ictus ed il cancro (1). Inoltre il 70% delle consultazioni mediche sono motivate non da problemi strettamente organici, bensì psicologici o esistenziali. Quando questi malesseri superano una certa "soglia", intaccano il corpo e allora ricevono la connotazione di malattia. Le cause risiedono nella nostra storia recente: la rivoluzione industriale all'inizio del secolo e lo spostamento in massa delle popolazioni dalle campagne alle città contribuì a far affermare una logica di vita meccanicistica che assimila l'uomo alla macchina e che gli fa dimenticare la sua matrice originaria naturale.

Dal momento in cui il paziente riceve il "contrassegno" di malato, viene schedato e diventa un oggetto da riparare, da smantellare, da ricucire o da sedare.

Il massiccio uso di farmaci che si fa nella società "civilizzata" produce conseguenze nocive equiparabili ai danni prodotti dall'impiego di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, all'uso di additivi nei prodotti alimentari e ai danni ecologici. Mai come nell'epoca attuale, la terra è stata avvelenata a tutti i livelli, abitanti compresi.

Farmaci, additivi, coloranti, fertilizzanti, concimi chimici, scarichi industriali, centrali nucleari, inquinamento dell'aria, dei fiumi e del mare, inquinamento elettromagnetico. Forse è proprio a causa di questo avvelenamento sistematico e globale della terra, che l'uomo, per conformità ad una legge di corrispondenza, avvelena sé stesso. L'assoluta mancanza di rispetto verso la terra è bilanciata da una medesima negligenza verso il proprio corpo. La causa potrebbe essere la divergenza dell'uomo tra essenza e personalità. Meglio un uomo si conosce per quello che è, più si avvicina alla saggezza, dicono gli orientali. In altre parole, più la sua immaginazione su sé stesso diverge da quello che veramente egli è, più diventa pazzo. Tuttavia, attraverso una potenzialità insita in sé stesso, l'uomo ha una possibilità di guarire questa follia. Diventare consapevole della sua esistenza, e del suo rapporto con la natura e con l'universo che lo circonda. Poiché nel momento in cui è consapevole della sua esistenza, egli sa che cosa è, e che cosa non è, cioè egli conosce la differenza tra la sua essenza e la sua personalità. Nello stesso momento egli sa anche che cosa è in lui e che cosa è fuori di lui, cioè egli conosce sé stesso ed il suo rapporto con il mondo.

Sappiamo che il nostro Sistema Solare sta girando intorno a qualche entità più grande, che a sua volta sta girando intorno al centro della Via Lattea, proprio come la luna gira intorno alla Terra che a sua volta gira intorno al Sole.
Che cosa è, e dove sta questo "sole" del nostro Sole?

L'oggetto più brillante nei cieli, dopo quelli all'interno dello stesso Sistema Solare, è naturalmente la doppia stella Sirio. Essa consiste in un immenso sole radiante, 26 volte più brillante del nostro, che in un periodo di cinquant'anni gira insieme ad una nana bianca grande come Giove, e 5000 volte più denso del piombo. Ciò che i moderni astronomi sospettano è che Sirio sia il grande Sole attorno a cui gira il nostro sistema solare.(2)

Se Sirio è il sole del nostro sole, allora il nostro sole, curiosamente, sembrerebbe occupare in quel sistema, un posto simile a quello occupato dalla terra nel nostro sistema solare.

La cellula ematica gira intorno al cuore, quindi il corpo umano è l'area in cui si muove la cellula; la superficie della terra è l'area della Natura, in cui l'uomo si muove; l'eclittica del sistema solare è l'area in cui la terra si muove; e la Via Lattea è l'area in cui il sole si muove. Esiste quindi una catena, o gerarchia dei cosmi, ognuno di essi è fatto con la stessa immagine, ognuno di essi è formato dall'infinita ripetizione di uno più piccolo, ognuno di essi è una particella infinitesimale di uno più grande. L'uomo è il punto centrale di questi cosmi. Dentro di lui ci sono elettroni, molecole, cellule; fuori di lui c'è la Natura, il Sole, la Galassia.(3)

L'uomo è un organismo gerarchico che fa parte di un'unità superiore: il genere umano. L'umanità appartiene alla vita organica, la quale fa parte della terra, che a sua volta è parte del sistema solare, che è inserito nella nostra galassia.
Il carattere universale dell'organizzazione gerarchica prevede che il "superiore" imponga ordine all'inferiore, mentre l'"inferiore" cerca di disgregare il superiore.
La cellula tumorale del corpo si ribella, rifiuta di obbedire, cerca di "esprimersi" e porta alla rovina tutto il sistema corporeo.
I principi di organizzazione sono validi per tutti i regni che possiamo studiare. Non esistono quindi motivi per non ritenerli validi per regni difficilmente osservabili o decisamente inaccessibili, e non vi sono ragioni per cui in essi debbano prevalere principi opposti.
Come nel corpo umano, le gerarchie interagiscono e dipendono l'una dall'altra; la disorganizzazione dei livelli inferiori porta scompiglio in quelli superiori, e a volte li distrugge.

Di conseguenza, quando spogliamo la terra delle sue risorse in nome del progresso, ne sconvolgiamo l'equilibrio ecologico, priviamo il pianeta di energia potenziale (carbone, petrolio, energia idroelettrica, ecc.), stiamo compiendo azioni distruttive che potrebbero riverberarsi oltre i confini terrestri, perfino al di là del sistema solare, dato che non sappiamo quale ruolo svolga la vita terrena nel grande schema universale.

Note:

1. Fonte: Dr. Rath - Rete Sanitaria Mondiale.

2. Inspiegabilmente i Dogon, una tribù africana semi-primitiva, conoscono Sirio e Sirio B (la nana bianca) da migliaia di anni. Per i Dogon, la brillante stella di Sirio non è importante come la piccola Sirio B, da loro chiamata Digitaria. Secondo i Dogon "Digitaria è la cosa più piccola che c'è. In reltà è la stella più pesante" e inoltre "L'orbita della Digitaria è al centro del mondo. La Digitaria è l'asse del mondo intero; senza il suo movimento non potrebbe orbitare nessun'altra stella".
Anche secondo gli egizi: "Sirio era il fuoco centrale per il nostro sole, che è l'occhio di Ra, e non lo stesso Ra".

3. Allora quando troviamo nella natura o nei cieli, la ripetizione di questo esatto disegno, che nel caso dell'uomo sappiamo essere accompagnato dalla possibilità di intelligenza e consapevolezza, possiamo supporre che questo fatto rende possibile l'intelligenza e la consapevolezza su una scala diversa.

Bibliografia:

    * R. Dahlke - Malattia linguaggio dell'anima - Mediterranee
    * R. Collin - Le influenze celesti - Mediterranee
    * W. Reich - Superimposizione cosmica - SugarCo
    * J.A. West - Il serpente celeste - Corbaccio
    * M. Guilmot - Iniziati e riti iniziatici nell'antico Egitto - Mediterranee
 

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