Campo energetico

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FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E SCIENTIFICHE
Milano

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IL CAMPO ENERGETICO:
UNA NUOVA REALTÀ' A CONFRONTO
CON L'OTTICA SCIENTIFICA OCCIDENTALE


di Mauro Bertamè

1. PREMESSA

 Noi siamo il prodotto dell'eredità scientifica occidentale più di quanto non siamo disposti ad ammettere. Il modo in cui impariamo a pensare e molte delle definizioni che applichiamo alla nostra realtà si basano su modelli usati dagli scienziati per descrivere il mondo fisico.

 Il criterio su cui si basa la scienza occidentale è quello di far concordare le prove sperimentali con quelle matematiche, Se tale concordanza non viene riscontrata, il fisico non si ritiene soddisfatto e prosegue nella sua ricerca di una teoria che spieghi un dato fenomeno o insieme di fenomeni. E' questo che fa del metodo scientifico occidentale uno strumento così potente sul piano pratico, consentendo grandi scoperte e invenzioni, come l'utilizzo dell'elettricità o l'impiego dei fenomeni subatomici in medicina (raggi X, TAC, laser ecc.).

 Con il progredire delle conoscenze vengono alla luce sempre nuovi fenomeni, che spesso non possono essere definiti dalle teorie esistenti. Vengono pertanto formulate nuove e più ampie teorie, che in genere investono tutte le conoscenze precedenti; si compiono nuovi esperimenti, finché le prove sperimentali e le nuove prove matematiche non concordano. Le nuove teorie vengono accolte come leggi fisiche. La necessità di trovare definizioni inedite per fenomeni precedentemente sconosciuti ci costringe ad ampliare la nostra ottica, e mette alla prova la nostra visione attuale e limitata del mondo fisico. Dobbiamo allora incorporare nuove idee nella nostra esistenza quotidiana e cominciare a vedere la dinamica della vita in un modo diverso.

 2. LA FISICA NEWTONIANA

 Fino ai tempi recenti, cioè fino a quando le religioni orientali non ebbero un maggior impatto sulla nostra cultura, le nostre definizioni della realtà (molto spesso inconsce) si basavano per lo più sulla fisica consolidata da alcuni secoli di vedere il mondo e l'universo come un insieme di oggetti fisici. Questa concezione è stata sostenuta da Isaac Newton ed alcuni scienziati tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. La fisica di Newton venne sviluppata ulteriormente nel XIX secolo e diede luogo ad una concezione dell'universo come composto di elementi costitutivi fondamentali chiamati atomi. Gli atomi erano concepiti alla stregua di oggetti fisici: un nucleo composto di protoni e neutroni attorno al quale ruotano gli elettroni, un po' come la terra ruota intorno al sole.

 La meccanica newtoniana ha potuto spiegare il moto dei pianeti, delle macchine e dei liquidi in continuo movimento. L'enorme successo del modello meccanicistico indusse i fisici dell'inizio dell'Ottocento a ritenere che l'universo fosse un immenso sistema meccanico che funzionava secondo le leggi newtoniane del moto. Queste erano considerate le leggi fondamentali della natura e la meccanica newtoniana sarebbe stata la teoria definitiva per spiegare ogni fenomeno naturale. Dietro tali concezioni vi era l'idea di un tempo e di uno spazio assoluti, nonché la convinzione che ogni fenomeno fisico derivasse da processi naturali di causa ed effetto. Tutto aveva una spiegazione oggettiva; ogni reazione fisica doveva avere una causa fisica, come per le palle da biliardo che si scontrano. Non si conosceva ancora l'interazione fra l'energia e la materia, cioè il processo grazie al quale un apparecchio radiofonico emette suoni per l'impulso di radioonde invisibili. E nessuno pensava che lo stesso sperimentatore potesse influire sul risultato dei suoi esperimenti, non soltanto psicologici ma anche fisici, come oggi la fisica ha provato.

 Una simile visione era molto rassicurante, e lo è tuttora per chi preferisce vedere il mondo come qualcosa di concreto e di tendenzialmente immutabile, il cui funzionamento è determinato da regole ben definite. Gran parte della nostra vita si svolge sul filo della meccanica newtoniana. Concepiamo il nostro corpo in modo meccanico; definiamo gran parte delle nostre esperienze in termini assoluti di spazio tridimensionale e di tempo lineare; tutti abbiamo un orologio e ci serve per continuare a vivere la nostra vita così come l'abbiamo strutturata, cioè in maniera prevalentemente lineare.

 Ci affrettiamo dalla mattina alla sera cercando di essere "puntuali", e tendiamo perciò ad avere una visione meccanica di noi stessi ed a perdere di vista l'esperienza umana interiore più profonda. Se ci chiediamo di che cosa è fatto l'universo quasi certamente rispondiamo con il modello newtoniano dell'atomo (elettroni che girano attorno ad un nucleo di protoni e di neutroni).

 3. LA TEORIA DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI

 All'inizio del XIX secolo furono scoperti nuovi fenomeni che non potevano essere spiegati dalla fisica newtoniana. Si trattava dei fenomeni elettromagnetici, la cui scoperta ed il cui studio portarono alla formulazione di una nuova teoria. Si definì il campo elettromagnetico una condizione nello spazio dotata della potenzialità di produrre una forza. La vecchia meccanica newtoniana aveva spiegato l'interazione fra particelle positive e negative, come i protoni e gli elettroni, dicendo semplicemente che esse si attraggono a vicenda come due masse. Ma Michael Faraday e James Clerk Maxwell trovarono più appropriato il concetto di campo elettromagnetico e stabilirono che la forza di una carica crea un "disturbo" o una "condizione" nello spazio circostante, così che la carica opposta, se presente, avverte tale forza. Nacque in tal modo il concetto di un universo composto di campi elettromagnetici, fonti di forze che interagiscono tra loro. Esisteva finalmente un quadro scientifico all'interno del quale cominciare a spiegare perché gli esseri umani influiscono gli uni sugli altri a distanza, con mezzi diversi dalla parola e dalla vista diretta. A ciascuno di noi è capitato almeno una volta di rispondere al telefono sapendo già chi ci stava chiamando. Una madre spesso sente quando il figlio piccolo è in pericolo, anche se si trova molto lontano da lei. Queste esperienze si possono spiegare a partire dalla teoria dei campi.

 Dall'inizio degli anni '80 (con un ritardo di quasi un secolo rispetto alle scoperte della fisica), molte persone iniziano ad usare questi nuovi concetti applicandoli alla vita quotidiana. Cominciamo ad ammettere che noi stessi siamo fatti di campi energetici. Infatti ci capita di avvertire la presenza di qualcuno nella stanza in cui ci troviamo ancora prima di vedere o di udire la persona (interazione tra campi); parliamo di "vibrazioni" negative o positive e non solo con le persone ma anche con gli oggetti (sacri, rituali "caricati" ecc.), di "mandare" le nostre energie a qualcuno e la frase "mi hai letto nel pensiero" è da tempo ormai comune. Sentiamo immediatamente se una persona ci piace oppure no, se andremo d'accordo o se entreremo in conflitto. Questo "sentire" è spiegato dall'armonia o dalla disarmonia nell'interazione dei campi energetici.

 4. LA RELATIVITÀ

 Nel 1905 Albert Einstein pubblicava la sua teoria della relatività mandando in frantumi tutti i concetti principali su cui si basava la concezione newtoniana dell'universo. Secondo la teoria della relatività lo spazio non è tridimensionale ed il tempo non è un'entità in sé. Entrambi sono intimamente connessi e formano un continuum a quattro dimensioni: il cosiddetto "spazio-tempo". Così non si può mai parlare di spazio senza includere il tempo e viceversa. Inoltre, non esiste un fluire universale del tempo; vale a dire che il tempo non è lineare né assoluto ma è relativo. Per esempio, due diversi osservatori collocheranno gli avvenimenti nel tempo in maniera diversa se si muovono con velocità diverse in rapporto agli avvenimenti osservati. Pertanto ogni misurazione che coinvolga lo spazio ed il tempo perde il suo valore assoluto. Sia il tempo sia lo spazio non sono che elementi che servono a spiegare i fenomeni.

 Secondo la teoria della relatività di Einstein, in certe condizioni due osservatori possono cogliere due avvenimenti in ordine inverso: cioè per l'osservatore uno l'avvenimento A accade prima dell'avvenimento B, mentre per l'osservatore due l'avvenimento B accade prima dell'avvenimento A.

 I concetti di tempo e di spazio sono totalmente fondati nella nostra concezione dei fenomeni naturali e dell'uomo, che la loro modificazione altera radicalmente e totalmente i criteri di base su cui poggia la nostra visione. Non abbiamo ancora inglobato nella nostra vita quotidiana questo aspetto della teoria di Einstein della relatività. Per esempio, quando abbiamo un'intuizione improvvisa riguardo ad una persona cara in pericolo telefoniamo a quella persona per accertarci che stia bene. Chiediamo anche se quello che abbiamo presagito sia avvenuto e, se la cosa non si è verificata, concludiamo che si è trattato di un errore della nostra immaginazione negando la validità della nostra esperienza interiore. Questo è un processo di pensiero newtoniano.

 Dobbiamo anzitutto comprendere che una simile esperienza interiore non può essere spiegata dalle concezioni meccanicistiche e che noi, invece, tendiamo sempre a ricorrere a tali concezioni per convalidare l'esperienza. Ciò che abbiamo visto con la nostra immaginazione può invece essere stata un'esperienza reale. Poiché il tempo non è lineare, può essere accaduto prima che noi lo intuissimo, così come può essere in corso mentre lo intuiamo oppure verificarsi successivamente. Può addirittura trattarsi di un avvenimento potenziale che non avrà luogo. Il fatto che non sia avvenuto nel momento in cui noi lo abbiamo "visto" non significa che la nostra intuizione fosse errata. E' importante cambiare atteggiamento nel rinnegare le esperienze che non corrispondono alle ormai superate concezioni della realtà e di ampliare la nostra visione della realtà stessa. Conosciamo tutti la sensazione del tempo che rallenta o accelera; se ci abituiamo ad osservare i nostri umori scopriremo che il nostro tempo varia a seconda del nostro stato d'animo e delle esperienze che stiamo vivendo. Ad esempio viviamo i pochi secondi che precedono un incidente stradale (o il rischio di incidente che poi non avviene) in un lasso di tempo molto più lungo. L'orologio ci evidenzia che si è trattato di pochi attimi, ma il tempo dell'esperienza non è misurabile con l'orologio, perché questo è uno strumento fatto per misurare il tempo lineare definito dalla meccanica newtoniana.

 Le nostre esperienze esistono al di fuori del sistema newtoniano. Quante volte ci è capitato di incontrare qualcuno dopo molti anni e di avere la sensazione di aver visto questa persona soltanto il giorno prima? Nella terapia regressiva molti pazienti rivivono esperienze infantili come se si svolgessero nel presente. Anche la nostra memoria, in alcune circostanze, registra i fatti in ordine diverso rispetto alla memoria di un altro (ad esempio i ricordi d'infanzia).

 Nelle culture indigene che non disponevano di orologi per misurare il tempo lineare, esistevano due concezioni temporali: l'adesso" ed ogni altro momento diverso dall'adesso. Anche per gli aborigeni australiani il tempo ha solo due aspetti: il tempo che scorre ed il Grande Tempo; ciò che avviene nel Grande Tempo è in sequenza, ma non può essere datato.

 Alcuni scienziati hanno condotto ricerche sui sensitivi, tra questi Lawrence Le Shan ha definito due tipi di tempo: il tempo lineare e regolare ed il tempo del chiaroveggente. Quest'ultimo appartiene all'esperienza del sensitivo mentre usa le proprie capacità e non è dissimile dal Grande Tempo degli aborigeni australiani: ciò che accade ha una sequenza, ma può essere visto soltanto dal punto di vista dell'essere o dell'esperire quel flusso sequenziale. Non appena il sensitivo tenta attivamente di interferire con la sequenza degli avvenimenti ricade immediatamente nel tempo lineare e non è più in grado di assistere a fatti che eludono il normale "qui e ora". A quel punto deve nuovamente focalizzare la sua attenzione sul "tempo del chiaroveggente". Le regole che presiedono allo spostamento da un tipo di tempo ad un altro non sono ancora state comprese. Alcuni chiaroveggenti sono indotti a "leggere" gli avvenimenti nella vita di una persona, o di una sua vita precedente, secondo una dimensione temporale che è determinata dalle esigenze della persona stessa. Altri riescono semplicemente a focalizzarsi sul tipo di tempo richiesto.

 Secondo la concezione di Einstein del continuum spazio-temporale l'apparente linearità degli eventi dipende dall'osservatore. "Siamo inclini a considerare le nostre vite precedenti letteralmente come vite fisiche che si sono svolte nel tempo passato in un ambiente fisico analogo a quello in cui ci troviamo oggi." E' possibile, invece, che le nostre vite passate abbiano avuto luogo esattamente ora, in un diverso continuum spazio-temporale. Ci sono persone che hanno esperienze di "vite passate" e ne avvertono gli effetti come se queste si fossero svolte da poco tempo. Raramente, poi, parliamo di come le nostre vite future possano influire su quella che stiamo vivendo qui ed ora. "Dal momento che viviamo la nostra vita qui ed ora, è anche probabile che stiamo riscrivendo la nostra storia personale, sia passata sia futura."

 Un'altra importante conseguenza della teoria einsteiniana della relatività è il concetto che materia ed energia sono intercambiabili. La massa non è altro che una forma di energia e la materia non è che energia "rallentata" o cristallizzata. I nostri corpi sono energia.

 5. IL PARADOSSO ONDA/PARTICELLA

 Negli anni '20 la fisica è penetrata nella strana e imprevista realtà del mondo subatomico. Ogni volta che i fisici ponevano una domanda alla natura mediante un esperimento, la natura rispondeva con un paradosso. E più si cercava di chiarire la situazione, più il paradosso si rafforzava. Alla fine gli scienziati si resero conto che il paradosso è un aspetto intrinseco del mondo subatomico, sul quale poggia tutta la nostra realtà fisica.

 Ad esempio, è possibile effettuare un esperimento che provi che la luce è una particella, ma se si introduce la minima variazione nell'esperimento risulterà che la luce è un'onda. Quindi, per descrivere il fenomeno luce bisogna usare sia il concetto di particella sia il concetto di onda. Ci spostiamo così in un universo basato sul concetto di sia/sia. I fisici chiamano questo concetto complementarità. Vale a dire che, per descrivere un fenomeno, se continuiamo a pensare in termini di particelle e di onde bisogna usare entrambi i tipi di definizione, che sono complementari anziché antitetici come voleva la concezione precedente dell'aut/aut.

 Ma il fisico Planck scoprì che l'energia del calore radiante (quella dei termosifoni) non viene emessa in un flusso continuo, bensì in piccole unità, chiamate quanta. Einstein postulò che ogni forma di radiazione elettromagnetica può manifestarsi non soltanto in termini di onde, ma anche in termini di quanta. Il quantum, o unità di energia, viene considerato una vera e propria particella. Si può affermare così che una particella, che rappresenta la definizione minimale di una "cosa", è un'unità di energia!

 Penetrando più in profondità nella materia scopriamo che la natura non ci rivela elementi costitutivi fondamentali isolati (i "mattoni" della fisica newtoniana): tale ricerca ha dovuto essere abbandonata quando i fisici hanno scoperto una tale quantità di particelle elementari (oltre 650) da non poterle più considerare elementari. Gli esperimenti degli anni '80 e '90 hanno confermato che la materia è del tutto mutevole e che al livello subatomico essa, in determinati luoghi, non esiste con certezza, ma rivela piuttosto una "propensione" ad esistere. Tutte le particelle possono tramutarsi in altre particelle. Oppure possono formarsi a partire dall'energia e scomparire nell'energia.

 Spostandoci nella sfera personale, più penetriamo nell'universo della moderna psicologia e dello sviluppo spirituale, più scopriamo che le vecchie concezioni aut/aut scompaiono lasciando il posto a quelle nuove della complementarità (sia/sia). Non siamo più buoni o cattivi; non diciamo più semplicemente di amare o di odiare una persona contemporaneamente e di provare le emozioni tutte che si collocano tra i due estremi. Agiamo responsabilmente: l'antico dualismo Dio/Demone si dissolve e lascia il posto ad un'interezza composta da un Dio/Dea interiore che si fonde con un Dio/Dea esterno. Ogni male non è l'opposto del Dio/Dea, ma una forza di resistenza al Dio/Dea. Tutto è composto della stessa energia: la forza è sia bianca che nera, sia maschile che femminile; essa contiene contemporaneamente tanto la luce bianca quanto l'opaco, il nero vuoto.

 Dobbiamo ancora usare concetti impregnati di dualismo, ma si tratta di un mondo di opposti "apparenti" e complementari, non di opposti "reali". All'interno di questo sistema di concetti il dualismo serve solamente a spingerci con maggior decisione verso l'unicità.

 6. AL DI LA' DEL DUALISMO. L'OLOGRAMMA

 I fisici hanno scoperto che le particelle possono essere contemporaneamente onde perché non si tratta di vere onde fisiche, come quelle del suono o delle onde d'acqua, ma di onde di probabilità. Le onde di probabilità non rappresentano probabilità di cose, ma probabilità di interconnessioni. Si tratta di un concetto difficile da comprendere, però in sostanza i fisici considerano che esistono delle "cose" e che queste "cose" sono in realtà "avvenimenti" o percorsi che potrebbero dare luogo ad avvenimenti.

 Il nostro mondo superato di oggetti materiali e le leggi deterministiche della natura si sono dissolti lasciando il posto ad un universo di sistemi di interconnessioni del tipo delle onde. Concetti come "particella elementare", "sostanza concreta" od "oggetto isolato" hanno perso il loro significato. L'intero universo appare come una rete dinamica di sistemi energetici inseparabili. Esso è dunque definibile come un intero dinamico e non smembrabile, che include sempre l'osservatore in modo essenziale.

 Se pensiamo all'universo come ad una rete di interconnessioni energetiche, non possiamo più concepire (logicamente) l'idea di "parte"; quindi noi non siamo parti separate di un intero: siamo l'INTERO.

 Il fisico David Bohm ha evidenziato nel libro "The Implicate Order" che le leggi fisiche primarie non possono essere scoperte da una scienza che cerca di scomporre il mondo nelle sue parti. Bohm si riferisce ad un "ordine implicato non svolto" che esiste ad uno stato non manifesto e che è il fondamento su cui si regge tutta la realtà manifesta; realtà che a sua volta viene definita "ordine esplicato svolto". "Le parti sono considerate in stretta connessione fra loro ed il loro rapporto dinamico dipende in maniera irriducibile dallo stato dell'intero sistema. ... Siamo così condotti a una nuova nozione di interezza integra che nega l'antica idea che il mondo possa essere analizzato in parti che esistono separatamente e indipendentemente le une dalle altre."

 Bohm dichiara che la visione olografica dell'universo è un trampolino di lancio per cominciare a comprendere gli ordini "implicato non svolto" ed "esplicato svolto". Secondo il concetto dell'ologramma, ogni parte è l'esatta rappresentazione dell'intero e può essere usata per ricostruire l'ologramma nella sua interezza.

 Nel 1971 Dennis Gabor ricevette il premio Nobel per la costruzione del primo ologramma. Si trattava di una fotografia fatta senza obiettivo in cui il campo di onde luce diffuso da un oggetto era stato registrato su una lastra come un sistema di interferenze. Quando l'ologramma, ovvero la fotografia, viene posto sotto un raggio laser o raggio coerente (cioè un raggio in cui i fotoni hanno una forte coerenza), il sistema di onde originario viene rigenerato in una immagine tridimensionale. Ogni pezzo dell'ologramma è una esatta rappresentazione dell'intero ed è in grado di ricostruire l'intera immagine.

 Il dottor Karl Pribram, noto per le sue ricerche sul cervello, ha raccolto una serie di prove che dimostrano come la struttura cerebrale profonda sia essenzialmente olografica. Inoltre le ricerche condotte in alcuni laboratori americani con sofisticati metodi di analisi sulle frequenze temporali e/o spaziali dimostrano che il cervello struttura la vista, l'udito, il gusto, l'olfatto ed il tatto in maniera olografica. Le informazioni vengono distribuite in tutto il sistema in maniera tale che ogni frammento può fornire le informazioni relative all'intero. Pribam usa il modello dell'ologramma per descrivere non soltanto il cervello, ma anche l'universo. Quindi il cervello usa un processo olografico che trascende il tempo e lo spazio. I parapsicologi hanno compiuto ricerche sull'energia che potrebbe dare origine alla telepatia, alla psicocinesi ed a certe forme di guarigione. Se pensiamo in termini di un universo olografico, questi fenomeni sono il risultato di frequenze che trascendono il tempo e lo spazio; essi non hanno bisogno di essere trasmessi: sono potenzialmente simultanei e onnipresenti.

 Per definire i campi energetici dell'aura si usano termini molto arcaici, dal punto di vista della fisica più moderna. Il fenomeno dell'aura è situato chiaramente sia all'interno che all'esterno del tempo lineare e dello spazio tridimensionale. Gli "strali " che trafiggono l'innamorato possono essere percepiti nel presente nel campo energetico, ed il chiaroveggente può apparentemente tornare indietro nel tempo ed assistere all'evento così come ebbe luogo. Molte delle esperienze trascendentali richiedono spiegazioni che vanno oltre la realtà tridimensionale, e buona parte di esse sembrano istantanee. La capacità di vedere all'interno del corpo può comportare il ricorso a dimensioni supplementari. La possibilità di percepire avvenimenti passati chiedendo semplicemente quella informazione, oppure di vedere un avvenimento probabile per poi mutarlo intervenendo per esempio attraverso somministrazioni di energia, può esulare dal tempo lineare. La percezione di un fatto che accadrà nel futuro è senza dubbio al di fuori del tempo lineare.

 Facendo ricorso al concetto di campo energetico per descrivere l'aura ci troveremo immersi nel dualismo: vale a dire che separeremo il campo energetico da noi e lo osserveremo come un fenomeno che fa "parte" di noi. Useremo espressioni come "il mio campo energetico" o "la mia aura". Questo è dualismo.

 Dal punto di vista della concezione olografica, ogni parte dell'aura non solo rappresenta, ma contiene l'intero. Così non possiamo che descrivere la nostra esperienza come un fenomeno che osserviamo e creiamo contemporaneamente. Ogni osservazione produce un effetto su ciò che viene osservato, perché noi non soltanto facciamo parte del sistema, ma siamo il sistema. Esso è noi e noi siamo esso, soltanto che il termine "esso" viene ora abbandonato e sostituito con un altro termine più appropriato, per eliminare i blocchi esistenti nel nostro cervello quando cerchiamo di comunicare.  I fisici si sono serviti di definizioni quali "probabilità di interconnessioni" oppure "rete dinamica di schemi energetici inseparabili". Se pensiamo in termini di una rete dinamica di schermi energetici inseparabili, nessuno dei fenomeni dell'aura sembrerà particolarmente strano o inconsueto.

 Tutte le esperienze sono connesse tra loro; se accettiamo questo ed includiamo nel nostro processo cognitivo tale nozione di interconnessione, possiamo essere consapevoli di ogni avvenimento in modo del tutto indipendente dal tempo. Ma non appena diciamo "noi" cadiamo di nuovo nel dualismo; è infatti difficile avere esperienza dell'interconnessione quando l'esperienza principale della nostra vita è dualistica. La consapevolezza dell'intero inseparabile è fuori del tempo lineare e dello spazio tridimensionale ed è pertanto difficile da riconoscere. E' di fondamentale importanza acquisire familiarità con l'esperienza dell'intero per poterla individuare. La meditazione è uno dei sistemi per trascendere i limiti della mente lineare e far sì che il collegamento fra tutte le cose divenga una realtà esperibile. Questa realtà è molto difficile da comunicare verbalmente, perché il nostro linguaggio si basa su concetti lineari; dobbiamo elaborare un vocabolario che ci consenta di far accedere agli altri queste nostre esperienze. Nella meditazione del buddismo giapponese Zen (ed anche in quella Tantrica Tibetana) i maestri danno agli allievi una breve frase sulla quale concentrarsi; queste frasi, dette koan, hanno lo scopo di aiutare l'allievo a trascendere il pensiero lineare. La reazione ad un koan quale ad esempio: "Qual è il suono di un battito di mani fatto con una sola mano?", è che ci si trova protesi in un universo di suoni inimmaginabili che sembrano riecheggiare all'infinito.

 7. INTERCONNESSIONI CHE SUPERANO LA VELOCITÀ' DELLA LUCE

 La scienza sta oggi dimostrando, sia matematicamente sia sperimentalmente, l'esistenza di interconnessioni universali immediate. Nel 1964 il fisico J. S. Bell ha pubblicato le prove matematiche di quello che viene chiamato il teorema di Bell, secondo il quale le "particelle" subatomiche sono connesse fra loro in una condizione che trascende lo spazio ed il tempo, così che qualsiasi cosa avvenga ad una particella influisce sulle altre. Questo effetto è immediato e non ha bisogno di "tempo" per essere trasmesso. La teoria della relatività di Einstein stabiliva che è impossibile per una particella viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce; gli effetti della teoria di Bell, invece, superano la velocità della luce: le prove sperimentali hanno ora confermato la teoria; questo fenomeno ci proietta oltre il dualismo onda/particella.

 Quindi , ancora una volta, via via che la scienza progredisce consentendoci di indagare sempre più a fondo e con sempre maggior sensibilità nella materia, ci imbattiamo in fenomeni che non possono essere spiegati da alcuna teoria esistente. Quando alla fine dell'Ottocento fu scoperta l'elettricità, la rivoluzione scientifica che ne derivò ci indusse a riflettere più profondamente sulla realtà. Negli anni '40 si ebbe un'altra rivoluzione con la scoperta dell'energia atomica; ora si inaugura un altro periodo di cambiamenti straordinari. Quando i fisici scopriranno come funzionano le interconnessioni istantanee, potremo con ogni probabilità sviluppare una consapevolezza delle nostre connessioni istantanee con il mondo e con gli altri, questo evidentemente rivoluzionerà il nostro modo di comunicare. Inoltre cambierà radicalmente il modo di interagire degli individui: le connessioni istantanee potrebbero, per esempio, consentirci di leggere reciprocamente nel pensiero; sapremo quello che avviene all'interno delle persone e potremmo capirci l'un l'altro in profondità. Potremmo comprendere anche come i nostri pensieri ed i sentimenti (intesi come campi energetici) e le nostre azioni influiscano sulla realtà per, forse, correggerla.

 8. I CAMPI MORFOGENETICI (generatori di forma)

 Nel libro "A New Scienze of Life", Rupert Sheldrake ha ipotizzato che tutti i sistemi siano regolati non soltanto da energie note e da fattori materiali, ma anche da campi ordinatori invisibili. Questi campi hanno un potere causale in quanto servono da matrice per la forma ed il comportamento. Si tratta di campi che non hanno energia nel senso normale del termine, in quanto i loro effetti superano le barriere spazio/temporali solitamente attribuite all'energia. Questo significa che tutti gli effetti dei campi ordinatori invisibili sono egualmente potenti a distanza e da vicino.

 Secondo questa ipotesi, ogni volta che un individuo di una specie apprende un nuovo comportamento, il campo causativo di quella specie muta, anche se di poco. Se il comportamento si ripete per un certo periodo di tempo, la sua "risonanza morfica" influisce sull'intera specie. Sheldrake ha denominato questa matrice invisibile "campo morfogenetico" cioè generatore di forma. L'azione di tale campo può essere un'azione a distanza in termini sia spaziali sia temporali. La forma, invece di essere determinata da leggi fisiche al di fuori del tempo, dipende dalla risonanza morfica attraverso il tempo. Ciò significa che i campi morfici possono propagarsi attraverso lo spazio e il tempo e che gli avvenimenti passati potrebbero influire su altri avvenimenti in qualsiasi luogo. Un esempio di questa teoria è offerto da Lyall Watson nel libro "Lifetide: The Biology of Consciosness", in cui l'autore descrive quello che gli scienziati chiamano il "principio della centesima scimmia". Watson ha scoperto che un comportamento appreso da un gruppo di scimmie su una certa isola veniva improvvisamente assunto da altre scimmie su altre isole, in assenza di ogni "sensoriale" mezzo di comunicazione.

Il dottor David Bohm ritiene che la stessa cosa vale nel campo della fisica quantistica. Inoltre sostiene che l'esperimento Einstein-Podolsky-Rosen ha indicato la possibilità di connessioni non logiche, ovvero "sottili", fra particelle distanti. Il sistema avrebbe quindi un'interezza tale per cui il campo formativo non potrebbe essere attribuito soltanto a quella particella: esso potrebbe essere attribuito unicamente all'intero. Così, ciò che avviene a particelle distanti può influire sul campo formativo di altre particelle. Bohm prosegue affermando che "la nozione di leggi atemporali che regolano l'universo non sembra reggere, poiché il tempo stesso fa parte della necessità che si è sviluppata".

 Rupert Sheldrake aggiunge: "......così il processo creativo che dà luogo ad un nuovo pensiero, attraverso il quale vengono constatati nuovi interi, è simile, in tal senso, alla realtà creativa che dà luogo a nuovi interi nel processo evolutivo. Il processo creativo  può essere visto come il progressivo sviluppo di interi sempre più complessi e di più alto livello, attraverso cose che precedentemente erano separate e che si connettono fra loro".

 9. LA REALTÀ MULTI DIMENSIONALE

 Un altro fisico, Jack Sarfatti, in "Psychoenergetic Systems", ipotizza che l'esistenza delle connessioni istantanee (più veloci della luce) sia possibile in quanto esiste un piano superiore di realtà. Secondo Sarfatti, su un piano di realtà "al di sopra" del nostro le "cose" sono maggiormente connesse e gli avvenimenti sono maggiormente "correlati"; inoltre, le "cose" appartenenti a quel piano sono connesse su un piano ancora superiore. Perciò, se noi potessimo raggiungere un piano superiore potremmo forse comprendere come funzionano le connessioni istantanee.

 10. OLTRE I LIMITI DELLA FISICA MODERNA

 Secondo la fisica moderna non esistono particelle elementari costitutive della materia, bensì l'universo è un intero inseparabile, un'ampia rete di probabilità intrecciate che interagiscono. Le ricerche di David Bohm hanno dimostrato che l'universo manifesto sorge da questo intero: poiché noi siamo parti inseparabili di quest'intero, possiamo accedere ad uno stato (o modo di essere) "olistico", e cioè divenire l'intero ed attingere alle possibilità creative dell'universo per interagire istantaneamente con chiunque e in qualsiasi luogo.

 Questa trasformazione "olistica" significa anche che l'uomo potrà muoversi in direzione di questo "potere creativo dell'universo", del quale noi facciamo l'esperienza in forma di amore, identificando l'io con l'universale e divenendo l'universale (divenendo l'uno con Dio). Uno dei passi che conducono a questa interezza consiste nell'abbandonare le nostre limitate definizioni dell'io, che si basano sul nostro passato newtoniano (la concezione delle parti separate), e nell'identificazione del nostro campo energetico. Se possiamo integrare quella realtà nella nostra vita in un modo pratico e verificabile, allora una possibile realtà più ampia verrà in essere e non sarà più da considerarsi fantascientifica. Nella misura in cui ci identifichiamo con i campi energetici, alla consapevolezza superiore si associano una frequenza superiore ed una maggiore coerenza nella vita.

 Il modello di Sarfatti scopre un mondo completamente nuovo: il mondo dell'aura e del campo energetico universale. Là noi esistiamo in più di una realtà; i nostri corpi superiori (le frequenze superiori dell'aura) appartengono ad una sfera più alta e sono maggiormente connessi ai corpi superiori degli altri di quanto non sia il corpo fisico. Nell'apprendimento della coscienza di frequenze e di corpi superiori, il grado di connessione aumenta, finché diventiamo un tutt'uno con l'universo. In base a questo concetto la meditazione piò essere definita come una elevazione della nostra coscienza a frequenze più alte, così che noi possiamo aver esperienza dei nostri corpi superiori, della stessa coscienza superiore e dei mondi superiori nei quali esistiamo già.

 11. IL CAMPO ENERGETICO UMANO

 Se definiamo il campo energetico umano come l'insieme di tutti i campi o di tutte le emanazioni del corpo dell'uomo, allora possiamo osservare che molte sue componenti ben note sono state rilevate in esperimenti scientifici. Si tratta delle componenti elettrostatiche, magnetiche, elettromagnetiche, sonore, termiche e visive, le cui misurazioni sono risultate coerenti con i normali processi fisiologici e addirittura li trascendono, fornendo un veicolo per i fenomeni psicosomatici messi in atto dall'organismo.

 I rilevamenti compiuti dalla dottoressa Valorie Hunt rivelano determinate frequenze per determinati colori dell'aura. Si è inoltre rilevato che il campo energetico umano è composto di particelle e che ha un movimento fluido, simile a quello di correnti d'aria e d'acqua. Tali particelle sono estremamente minuscole, secondo alcuni ricercatori sono più piccole dell'atomo. Un insieme di particelle cariche di energia che si muovono insieme formando "addensamenti" viene definito plasma dai fisici; questo plasma obbedisce a leggi fisiche che hanno indotto i ricercatori ad attribuirgli uno stato intermedio tra quello dell'energia e quello della materia. Molte delle proprietà del campo energetico rilevate in laboratorio sembrano indicare un possibile quinto stato della materia, che alcuni scienziati hanno chiamato "bioplasma".

 Tutti gli studi compiuti finora dimostrano che il modello comune, secondo cui il corpo consiste di sistemi o apparati (apparato digerente, sistema linfatico ecc.), è insufficiente e che va concepito un ulteriore modello basato sull'idea di un campo energetico organizzatore. Quello che propone l'esistenza di un complicato campo elettromagnetico non è sufficiente allo scopo; infatti esso non è in grado di spiegare molti fenomeni psichici connessi con il campo energetico umano, come per esempio la precognizione o la conoscenza di dati sulle vite passate dei soggetti.

 Secondo la dottoressa Valorie Hunt, il corpo umano può essere "visto a partire da un concetto quantistico di energia derivante dalla natura cellulare atomica dell'organismo, che trascende tutti i tessuti e i sistemi". La Hunt suggerisce inoltre che dovrebbe essere valida una visione olografica del campo energetico umano: "Il concetto dell'ologramma, proposto dalla fisica e dalle ricerche sul cervello, sembra fornire una visione globale veramente unificante della realtà, che induce a reinterpretare su un altro piano tutte le scoperte della biologia".

 Marilyn Ferguson, in un intervento sulla rivista statunitense "Brain Mind Bulletin", ha affermato che: "...il modello olistico è stato descritto come paradigma emergente, una teoria integrale che abbraccia tutta la wild-life della scienza e dello spirito; una teoria che unisce biologia e fisica in un sistema aperto".

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