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FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E SCIENTIFICHE
Milano

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La Grande Piramide

di Gaetano Di Marco

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La Piramide di Cheope è uno degli argomenti più ricorrenti su Internet. Non c'è sito che si occupa di mistero, di archeologia o di new-age che perda l'opportunità di toccare questo argomento. Nell'attuale era della materia, ormai esaurita nelle sue estreme conseguenze fatte di bombe atomiche, di avvelenamento di noi stessi e del pianeta, e di tecnologie sofisticate, l'uomo sente la necessità di individuare alcune aree in cui canalizzare la spinta innata verso il proprio lato oscuro, spesso qualcosa di riconducibile ad una non meglio definita "spiritualità", o alla ricerca di quel Dio interiore a cui le attuali religioni non sono più in grado di ricollegarci (re-ligio significa appunto legame che riporta all'origine). Spesso questo desiderio viene trasposto e diventa ricerca del mistero (altrui, non proprio). E quale archetipo migliore della Grande Piramide, con i suoi enigmi ed il suo ricollegarsi ad un passato estremamente remoto, potremmo desiderare per appagare il nostro desiderio di mistero?

Analizzando ciò che è disponibile in "rete" è facile notare una tendenza a mescolare i misteri di Cheope (o del vero costruttore della Grande Piramide) con implicazioni di tipo religioso o con strambe ideologie tipiche della peggiore New Age. Sulla sponda opposta, coloro che desiderano razionalmente e "scientificamente" attenersi alle prove e alle datazioni della cosiddetta "scienza ufficiale", tralasciando, o meglio negando, tutto ciò che (ancora) non è possibile dimostrare o ciò che non si riesce a comprendere. In effetti questa parola "comprendere" (understand in inglese, verstehen in tedesco) sottintende una limitazione, un identificare uno spazio circoscritto sul quale possiamo esercitare il dominio. Possiamo capire la nozione di infinito (il tutto), ma non possiamo comprenderla. Quindi per comprendere qualcosa è necessario "de-limitarla", prenderne in considerazione solo una porzione e scartare il resto. Ed è proprio perché il limite non è infinito che le leggi definite dalla nostra scienza sono relative, immaginarie e che la scienza, in generale, si oppone alla Conoscenza. In conclusione, l'approccio ai misteri del passato richiede una metodologia ignara di pregiudizi e ricca di semplicità, perché così erano gli antichi. La complicanza è venuta dopo. Lo studio del pensiero e dell'opera dell'antico Egitto, attraverso la nostra mentalità occidentale, ereditata dai filosofi dialettici greci, non ha dato alcun risultato e ci lascia anzi delusi per la dissonanza esistente tra l'opera gigantesca di questo impero e la povertà di ciò che l'egittologia classica ne ha dedotto.

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Perché per tanti secoli la piramide è rimasta un mistero? Ci si interroga sul quando è stata costruita, e sul come, ma forse la domanda più interessante e allo stesso tempo quella ancora rimasta priva di una convincente risposta è il perché.

Anche la parola "piramide" è ambigua e la sua etimologia è incerta. Significativo è il fatto che nel RigVeda, l'antichissima raccolta di versi degli Arias, il dio Indra venga definito "piramdasra". Questo termine significa "abbattitore di dighe e di grandi muraglie". Ecco dunque che per la prima volta il termine piramide ci appare nel senso di "paratoia": una specie di schermo o di muraglia, messa a nascondere qualcosa. Ma cosa?

Perché per un monumento di pietra presumibilmente "primitivo", eretto non meno di 4500 anni fa (ma potrebbero essere molti di più), era stata osservata questa strana, ossessiva aderenza a standard di precisione propri di un'epoca meccanizzata?

Tecniche di costruzione dello stesso livello di quelle di cui disponiamo oggi, avrebbero dovuto svilupparsi dopo migliaia di anni di progressi e sperimentazioni. Eppure nessuna prova documenta che un processo del genere abbia avuto luogo in Egitto. La Grande Piramide (e le sue vicine) sono spuntate da un buco nero della storia dell'architettura, talmente abissale e immenso che né il suo fondo, né la sua sponda opposta sono mai stati individuati.

Erodoto narra che la Piramide di Cheope, in antichità, era ricoperta da un rivestimento di calcare bianco riflettente completamente inciso di geroglifici che, però, gli stessi Antichi Egizi non sapevano leggere. Significa forse che i misteri egizi erano misteri anche per gli Egizi?

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Una serie di rapporti e misure particolari sono incluse nella Piramide di Cheope, che implicano conoscenze di cui ufficialmente gli antichi costruttori non sarebbero stati in possesso:

  • La Piramide di Cheope è l'unica ad avere le quattro facce leggermente concave, la cui curvatura (impercettibile ad occhio nudo) è identica a quella della Terra.
  • John Taylor, all'inizio del 1800, scoprì che l'altezza originaria del monumento (146,727 metri), e il perimetro della sua base (921,459 metri), avevano lo stesso rapporto reciproco del raggio di una sfera e la sua circonferenza. Questo rapporto è 2 pi-greco (2 x 3,14). Il pi-greco fu calcolato con esattezza fino alla quarta cifra decimale solo nel VI secolo d.C. Tramite questa scoperta Taylor calcolò il rapporto tra l'altezza ed il perimetro come uguale al rapporto tra il raggio polare terrestre e la sua circonferenza: 2 pi-greco.
  • Charles Piazzi Smith calcolò la posizione della Piramide a 30º circa di latitudine nord. L'ombra della Piramide spariva totalmente all'equinozio di primavera. Le sue misurazioni miglioravano il calcolo del pi-greco fino al quinto decimale. Il perimetro della base diviso per 100 è uguale a 365,24 come i giorni dell'anno solare; e questo ben 1500 anni prima che i Greci calcolassero il primo calendario.
  • William Petrie confermò il calcolo del pi-greco scoprendo che anche la Camera del Re conteneva un pi-greco nel rapporto tra la lunghezza e il perimetro.
  • Le tre Piramidi rispecchiano la posizione in cielo delle stelle della costellazione di Orione: le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino corrispondono alla cintura di Orione, quella di Nepka corrisponde a Saiph e la Piramide di Zawat al Aryan corrisponde a Bellatrix.

Abbiamo parlato della piramide come di un contenitore. Ma cosa contiene di tanto prezioso la piramide, da meritare un contenitore costruito con una simile accuratezza? L'ingegnere italiano Mario Pincherle ha (ri)scoperto che all'interno della Grande Piramide è posta una torre, lo zed , fisicamente separata dal corpo della piramide, alta più di settanta metri, composta soltanto da trecento monoliti di granito. Questi blocchi immensi, con alcuni lati lucidissimi come specchi, non furono lavorati dalla mano dell'uomo con lo scalpello. Sulla loro superficie appaiono, al microscopio, righine sottilissime.. Nell'antichissimo libro SFR ISIRÉ è detto che quel granito fu scolpito con uno scalpello di luce, noi diremmo un laser.

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Entrando nella piramide, al termine della grande galleria, ci si trova nella cosidetta "camera del re" (King's Chamber), che è in realtà il primo piano dello zed.

LO ZED - JEDU - lo sconosciuto

Nel decimo capitolo del secondo libro di Enoch è scritto:

"… Allora il Signore, Altissimo santo e Immenso, mandò Uriele a Noè e gli disse: - Parlagli a nome Mio, digli che si tenga nascosto, rivelagli che un terribile cataclisma si sta avvicinando. Tutta la Terra verrà spazzata da un diluvio che distruggerà tutto ciò che vive in essa. Avvertilo in che modo egli potrà scampare e come il suo seme potrà essere preservato per tutte le generazioni future del mondo.- Poi il Signore disse a Raffaele: - Prendi Azzazel, il caprone nero, colui che procede alla rovescia nel tempo e legalo mani e piedi. Nascondilo nell'oscurità. Nascondilo nel vuoto e oscuro antro. Imprigionalo là dentro, così le immense pietre di granito, (ognuna delle quale avrà un lato ruvido e scabro), lo chiuderanno in uno spazio oscuro, entro il quale dovrà stare per lunghissimo tempo, lontano dalla luce, che non illuminerà il suo volto e il suo segreto".

In un altro testo è scritto che la torre fu smontata dalla piramide di Saccara e trasportata con innumerevoli carri con grande strepito nella terra di Misraim e gli abitanti del cielo si affacciarono incuriositi da tanto strepito, e fu nascosta dentro un grande nascondiglio.

Lo Zed è tutto in queste informazioni provenienti da un passato che precede il cataclisma che ha distrutto la terra.

Lo Zed, la torre di granito nascosta nella piramide di Cheope contiene qualcosa che viene chiamato Azzazel, il Caprone nero che procede alla rovescia nel tempo che attiva lo stesso Zed o Jedu, colui che è ieri, oggi e domani nello stesso istante.
Jedu è il nome che unisce Azzazel allo Zed, Jedu è l'antitempo, il tempo che va alla rovescia.
Il cuore cosmico che pulsa in eterno perché pulsa nel visibile e nell'invisibile.
Quando si espande (e noi stiamo vivendo, nel tempo visibile, nell'espansione) nello stesso momento si impande nell'invisibile.
Quando si impande nel visibile si espande nell'invisibile.

Azzazel, attivato dalla forma del granito, permette all'uomo di entrare nella completezza della genetica umana che non può essere raggiunta se l'orientamento psichico e morale non hanno raggiunto la delicatezza della brezza del pensiero divino.
Questa informazione è perfettamente riconoscibile nel sistema novenale e nel cosiddetto quadrato di saturno dove il 6.1 (si legge 6 punto 1 oppure base 6 di 1) ci dice come funziona la materia vivente nello spazio creato dal tempo che a sua volta è creato dalla vita.

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il quadrato di Saturno
in realtà è un cubo e indica il movimento dello spazio,
del tempo e della vita nella realtà in cui viviamo

Nell'antico libro di Abramo si dice che quando il pensiero si dirige verso un punto della realtà bisogna fare in modo che il pensiero proceda anche all'inverso così si vivrà sempre nella completezza della vita e il tempo non sarà più un muro invalicabile ma l'aria che ti circonda.

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